venerdì, marzo 28, 2008

Astronomia: Orientarsi nel cielo

Il primo problema che si incontra osservando il cielo senza far uso di strumenti ottici, è quello di orientarsi stabilendo innanzitutto la posizione dei punti cardinali: in pratica è sufficiente trovare uno solo dei quattro fondamentali (Nord, Est, Sud, Ovest) perché gli altri, come si sa, si susseguono distanziati di 90° lungo l’orizzonte.
La cosa più semplice da fare per centrare l’obiettivo è quella di individuare la Stella Polare un astro abbastanza luminoso (ma non il più luminoso di tutti come qualcuno crede: nella graduatoria della luminosità esso occupa appena il 49° posto) che si trova isolato in una zona del cielo eccezionalmente priva di altre stelle luminose. Questa stella va ricercata in direzione Nord ossia dalla parte del cielo opposta a quella in cui si trova il Sole a mezzogiorno, ad una altezza in gradi pari alla latitudine del luogo da cui si fa l’osservazione: alle nostre latitudini essa si rinviene pertanto circa a metà strada fra la linea dell’orizzonte e lo zenit (il punto della volta celeste che si trova esattamente sopra la nostra testa).
Vicino alla Stella Polare vi è un raggruppamento di stelle molto luminose e facili da individuare (soprattutto in primavera quando si trovano alte sull’orizzonte) per la loro particolare disposizione che riproduce una specie di pentolino. Si tratta di sette stelle in cui i Greci antichi avevano individuato un’orsa (in greco arctos, da cui il nome di “artico” attribuito all’emisfero di Nord) e i latini un carro le cui stelle con il loro lento ruotare intorno alla Polare ricordavano sette buoi da lavoro, ossia septem triones (da cui il termine “settentrione”): si tratta appunto della costellazione dell’Orsa Maggiore o Gran Carro.
Questa costellazione è un ottimo punto di partenza per rintracciare molte altre stelle grazie a pochi e semplici allineamenti. Ad esempio, unendo con una linea immaginaria le due stelle del bordo del pentolino più lontano dal manico e prolungando di quattro volte e mezza la distanza che intercorre fra questi due astri (detti “puntatori” o “guardie”) si raggiunge proprio la Stella Polare la quale è l’ultima del timone di una costellazione simile al Gran Carro ma di dimensioni più ridotte e formata anch’essa da sette stelle però molto meno luminose di quelle della costellazione maggiore, tanto che la sua identificazione non appare agevole (Orsa Minore). Quasi opposto all’Orsa Maggiore rispetto alla Polare si trova un raggruppamento di cinque stelle dalla caratteristica forma a “W” o “M” (un po’ distorta): è Cassiopea una costellazione molto evidente ma che non offre punti di riferimento per altre stelle.
Partendo sempre dal Gran Carro è facile invece individuare altre costellazioni e stelle molto luminose. Prolungando ad esempio il bordo superiore del pentolino e proseguendo nella direzione opposta a quella del manico si incontra Capella (la “capretta”) la stella più luminosa della costellazione dell’Auriga; dirigendosi invece dalla parte opposta a quella in cui si trova la Stella Polare si arriva a Regolo (dal latino regulus = reuccio) nella costellazione del Leone. Seguendo poi la diagonale del nostro recipiente, sempre nella direzione opposta a quella del manico, si arriva a due stelle molto brillanti, Castore e Polluce che formano la costellazione dei Gemelli. Ancora, una linea curva che prolunghi le tre stelle del manico porta ad Arturo, la stella più brillante della costellazione di Boote (o Bifolco) e quindi, proseguendo nella stessa direzione verso il basso, proprio vicino all’orizzonte, si raggiunge Spica nella Vergine.
Infine, alte nel cielo estivo, appaiono tre stelle molto luminose che formano un grande triangolo: sono Vega (in piena estate proprio sopra la nostra testa) nella Costellazione della Lira, Deneb in quella del Cigno con la sua caratteristica forma a croce e Altair nell’Aquila: esse formano il cosiddetto “triangolo estivo” che balza subito all’occhio se nella bella stagione si guarda in alto e verso Sud.
L’altra Costellazione che serve per individuare stelle e costellazioni, però solo nel cielo invernale, è Orione. A differenza del Gran Carro che è visibile per tutto l’anno in quanto fa parte di quel gruppo di stelle che non tramontano mai ma si limitano a girare intorno alla Polare (unica stella veramente fissa di tutto il “firmamento”) Orione in estate scende sotto l’orizzonte per cui è visibile solo per sei mesi all’anno, da ottobre a marzo. Nota a tutti è la descrizione che di questa costellazione fa il Parini ne “La Caduta”, la più famosa delle sue odi: “Quando Orïon dal cielo declinando imperversa, e pioggia e nevi e gelo sopra la terra ottenebrata versa, …”
Orione è una costellazione molto grande, dalla forma complessiva a “clessidra”, impossibile da non vedere rivolgendo, nelle notti invernali, lo sguardo a metà del cielo verso Sud. Le due stelle più luminose del raggruppamento sono Betelgeuse in alto a sinistra di colore rosso-arancio e Rigel in basso a destra di colore bianco-azzurro. A metà distanza fra questidue astri di prima grandezza si notano tre stelle ugualmente luminose e allineate in posizione un po’ inclinata: sono gli astri che costituiscono la cosiddetta “cintura” di Orione note anche secondo la tradizione popolare come i “Tre Magi” o il “Bastone di Giacobbe”. Prolungando la linea che unisce le tre stelle della cintura si giunge verso il basso a Sirio, la stella più luminosa del cielo sita nella costellazione del Cane Maggiore e verso l’alto ad Aldebaran, l’occhio sanguigno del Toro. Un po’ più in alto di Aldebaran si incontra l’ammasso aperto più noto: quello delle Pleiadi (da plein = navigare o da pleios = molte). Si tratta di un piccolo raggruppamento di stelle che rappresenta un buon test per la vista: normalmente se ne distinguono sei o sette, ma c’è chi ne ha contate 14. Prolungando quindi il lato superiore della Costellazione si intercetta alla sinistra Procione nel Cane Minore e alla destra Menkar nella Costellazione della Balena. Sulla diagonale Rigel Betelgeuse si rincontrano guardando a sinistra i Gemelli, mentre sulla verticale, quindi un po’ più a destra di Castore e Polluce, Capella nell’Auriga.

Fonte: http://www.cosediscienza.it/astro/13.%20COSTELLAZIONI.htm



domenica, marzo 23, 2008

Ricetta: tapulòn (Tapelucco)

La leggenda:
"È andata così: al tempo dei tempi, tredici omaccioni che tornavano dall'isola di San Giulio sul Lago d'Orta, dove si erano recati a venerare le spoglie del Santo Protettore dell'Alto Novarese, giunti là dove ora è Borgomanero, avvertirono d'un tratto stimoli mai provati di un appetito che potremmo meglio chia­mare fame. Era stata a ridestarli l'aria fresca e sottile che vi rifluisce dal Monte Rosa e che, da tempo immemorabile, vi fa prosperare quella che usa chiamarsi industria alimentare.
Senonchè i "nostri", presi dal sacro fervore del pio pellegrinaggio, avevano dimenticato di rinnovare le provviste,Asino e le bisacce cadevano desolatamente vuote sul dorso dell'asinello che li aveva seguiti nel lungo cammino. E poichè questo rosicchiava in quel momento con evidente soddisfazione un cardo offer­tosi alla sua onesta fame, fu suggerito da qualcuno che con uguale soddisfazione lo stesso asinello avrebbe potuto essere rosicchiato dagli affamati padroni, i quali, senza attendere oltre, si diedero a farne braciole. Pare tuttavia che queste rivelassero insospettata durezza, talché fu d'uopo ridurle in minuti frammenti e tenerne la pentola lungamente al fuoco.
Sortì una vivanda che i "tredici", giudicarono eccellente, e che li dispose siffattamente all'ottimismo da indurli a non riprendere il viaggio e a stabilirsi in un luogo che loro sembrò rivelato da San Giulio in persona. Il villaggio che ne nacque, è, col passare dei secoli divenuto città, e i suoi abitanti hanno da gran tempo dimenticato gli usi dei lontanissimi fondatori: non già però la vivanda che è forse all'origine della loro fortuna. E, sostituita con tenera carne di manzo finemente tritata quella bonaria dell'asino della storia, la gettano su un soffritto d'olio e burro profumato da rosmarino, lauro ed aglio; quindi la cuociono a fuoco lento, e quando tutto il sugo è assorbito, la mantengono umida e morbida irrorandola di buon vino nero. Dopo un'ora o poco più tutto è pronto, e può essere servito, meglio se con polenta ben cotta, e se sposato al generoso vino delle colline che si stendono da Maggiora sino a Gattinara e a Ghemme.
Il TapuloneQuanto al nome di simile "bontà", è rimasto sempre lo stesso, e nella non facile lingua locale si pronuncia così: "taplón". Invano si è tentato di tradurlo in "tapulone" o, peggio, in "tapellon" dai fanatici del volgare... Ad essi però va riconosciuto il commendevole intento di diffondere la saporita vivanda che è tuttora privilegio di un solo paese: Borgomanero, appunto.

[Testo di Achille Marazza - da LA MARTINELLA DI MILANO, marzo - aprile 1957 riportato sui "Quaderni Borgomaneresi" - "Borgomanero a tavola"]

Questa ricetta del tapulòn è contemporanea alla fondazione di Borgomanero: risalendo agli ultimi decenni del XII secolo è quindi una delle più antiche di tutto il territorio compreso tra Novara e la riviera del Cusio.

Ingredienti per 4 persone:
500 g di polpa d'asino sgrassata, aglio, cipolla, 20 g di lardo, due bicchieri di vino rosso delle Colline Novaresi, erbe aromatiche, (alloro, rosmarino, salvia, timo), una noce di burro, 100 g di verza affettata finemente, olio di oliva, sale, pepe, chiodi di garofano

Preparazione:
Macinare la carne con un tritacarne a mano - quelli elettrici la scaldano - farla rosolare con un po' d'olio di oliva e di burro insieme a un battuto composto di aglio, cipolla e un pezzetto di lardo. Durante la cottura mescolare al Tapelucco il vino rosso locale, aggiungere eventualmente - durante il periodo freddo - un po' di verza affettata finemente. Sarà pronto in mezz'ora di cottura a fuoco lento, poiché oggi si utilizza la carne di animali giovani allevati a questo scopo. Prima di toglierlo dal fuoco richiede ancora un trito di erbe aromatiche - alloro, rosmarino, timo... - sale, pepe e una noce di burro. Servire con della polenta macinata molto grossa, oppure con le patate, lessate e saltate con la cipolla. Accompagnato dallo stesso vino utilizzato per la cottura e buon appetito

sabato, marzo 22, 2008

DOLCI: Torta del pane di Pedemonte

(antica ricetta dell`800 ritrovata dall`Associazione Archeologica Culturale F. Pattaroni Gravellona Toce)

Ingredienti per una biella da 6/8 porzioni:
1 lt latte intero;
250 gr di pane comune;
5 uova;
2 quadrotti di cioccolato fondente;
100 gr di uva sultanina;
150 gr di amaretti;
1 limone a buccia spessa (servirà la sola buccia grattugiata);
1 bustina di zucchero vanigliato;
1 bustina di vanillina;
250 gr di zucchero;
1 mandorla sminuzzata finemente;
½ bicchiere di maraschino;
sale (q.b. per le uova);
burro (solo per ungere l`interno della biella)

La sera, mettere a bagno il pane nel latte e lasciarlo tutta la notte.

Al mattino seguente, aggiungere lentamente gli altri ingredienti ed amalgamarli bene, aiutandosi, eventualmente, con un frullatore per uova (una volta si usavano esclusivamente le mani).

Ungere l`interno della biella con il burro e versarvi quindi l`impasto ottenuto. Aggiungere un ricciolo di burro al centro della torta.

Mettere in forno caldo - meglio se a legna – per circa 3 ore; se in forno elettrico o a gas preriscaldato, per un`ora e mezza a 180°.

Per controllare il giusto punto di cottura, immergere la lama di un coltello nel mezzo della biella; se fuoriesce asciutta, la torta è perfettamente cotta.


La ricetta è tratta dal volume Assaggi edito nel 2002 dall`Ecomuseo del lago d`Orta e Mottarone Per richiedere il volume tel. 0323.89622 oppure ecomuseo@lagodorta.net

Per qualsiasi informazione vi inoltro il sito dell' Ecomuseo del lago d`Orta e Mottarone dove è pubbliata la ricetta http://www.cusius.org

lunedì, marzo 17, 2008

Rdrock Project

In questo post Voglio Presentarvi una stupenda iniziativa della nascente etichetta Rdrock di Ivano Conti
L'evento si chiama Rdrock Project e si terrà a a Milano presso il club Legend 54 (http://www.legend54.com) il 21 Aprile 2008 alle h 21.30.
Rdrock Project rappresenta un evento acustico assolutamente fuori dagli schemi, Non si tratta infatti semplicemente di una manifestazione rock, dove viene esalta la bravura tecnica (che pure nei protagonisti è di livello elevato) e nemmeno si tratta di un "festival" sulla scia dei vari Sanremo o Xfactor, dove viene premiata più la capacità di apparire che non la qualità della musica proposta.
Rdrock Project si propone di dare voce a quegli artisti che hanno qualcosa da dire e quello che hanno da dire è per loro più importante di qualsiasi bravura, estetismo o apparenza!
Per avere un idea di quello che si ascolterà durante l'Rdrock Project, vi rimando alla pagina web dell'evento http://www.rdrock.it dove potrete trovare maggiori dettagli sull'evento.
Ecco l'elenco degli artisti che suoneranno in acustico:
Facial
Giovanni De Cillis
Falling in Love with Fujiko
Francesco D'Acri
Walter Muto
Ivano Conti.
Per maggiori informazioni sugli artisti potete visualizzare i seguent links:

http://www.crossing.it
http://www.waltermuto.it
http://www.myspace.com/giankaofficialfanclub
http://www.coilspring.altervista.org

Fai un click sulla foto per visualizzare la locandina dell'evento

giovedì, marzo 13, 2008

Mountain Bike: Giro del Lago D'orta

Percorso: Omegna - Borca - Agrano - Pratulungo - Carcegna - Sacro Monte - Orta - Corconio - Bolzano Novarese - Lido di Gozzano - Lagna - Pella - Ronco - Cesara - Nonio - Brolo - Bagnella - Omegna
Dettagli:
Dislivello: mt 758
Lunghezza: km 45
Tempo: h 4.30
Difficoltà: Media

Descrizione: Si parte da Omegna, dirigendosi verso la frazione di Borca, dove si imbocca il sentiero che solca il bosco. Giunti alle prime case di Crabbia, deviare a sinistra e raggiungere in salita Agrano. Tenere la destra sulla strada che attraversa il paese e prendere a destra dopo circa 200 mt la strada che porta a Pratolungo. Alla Chiesa cercare sulla destra la piccola strada asfaltata che diviene poi mulattiera e che porta a Pettenasco (fare attenzione in quanto il sentiero è spesso coperto di foglie che lo rendono più impegnativo). Terminata la discesa, si svolta a sinistra e poi subito a destra seguendo le indicazioni "Carcegna" fino in paese, scendere fino alla stazione FS di "Orta - Miasino"e svoltare a sinistra sulla stradina che porta a Corconio (frecce gialle "passeggiata della prisciola"). Uscire da Corconio tenendosi alti e passando a sinistra della chiesetta, si esce sulla strada asfaltata e 300 mt dopo il ponte della ferrovia su vede a sinistra una strada bianca che si segue fino a Bolzano Novarese
Da Bolzano, svoltando a destra si torna sulla S.S. 229, e si svolta in direzione "Orta" e dopo 100 mt. si svolta s sinistra per la piccola strada che porta al Lido di Gozzano.
Appena prima del piazzale, svoltare a sinistra per il Viale dei Canneti e costeggiare il lago su sentiero fino all' abitato di Lagna e da qui su asfalto fino a Pella ed a Ronco Inferiore.
Sulla pizza di Ronco si imbocca a sinistra una mulattiera ripidissima che conduce in 1 km a Colma di Cesara e da qui in discesa e Cesara, dove si svolta a destra in direzione Omegna.
Dopo 300 mt prendere a sinistra e cercare la stradina sterrata che porta a Nonio, in mezzo ai pini. Usciamo dal sentiero nella piazza principale del paese e proseguiamo per il Lagahetti di Nonio su asfalto.
Dai laghetti seguire gli indicatori che conducono a Brolo su un piccolo sentiero, attraversata la statale, si seguono le stesse indicazioni che portano a Bagnella, frazione di Omegna, e quindi, costeggiando il lago, tornare al punto di partenza.

Fonte: Attorno al Lago d' Orta... in bicicletta - Ed. Libreria Bettini

mercoledì, marzo 12, 2008

Escursione: Omegna - Mottarone via alpe Mastrolino

Saliamo da Omegna in Via Nobili, dopo il piccolo ponte, lasciamo la macchina; il sentiero dopo pochi metri di asfalto, entra a sinistra nel bosco (segnale bianco rosso).
Entrati nel bosco si prende il sentiero a sinistra, brevemente, sopra le rocce, si raggiunge la “vasca” con la bella cascata del Rio S.Rocco, meglio noto come “Rial Camin”, si prosegue salendo nel bosco di castagno e si raggiunge l’Alpe Mastrolino(548m).-Lasciamo sulla sinistra la costruzione, il sentiero che rientra nel bosco alla destra del piccolo campo da pallone assomiglia all’alveo di un torrente.
-Salendo, sulla sinistra incontriamo un tratto pianeggiante detto “muia schisc”ad indicare una piccola zona paludosa; poi al roccione girando leggermente verso destra entriamo nella splendida valle del Rio Bertogna dal quale possiamo ammirare l’affascinante solco che si stacca dalla sommità, fra incastri di rocce rossastre.
-Superato il roccione, saliamo nel “Pian di Fò”, una volta ricca faggeta, ora boscaglia mista di roveri, betulle e sorbo.
-Il sentiero prosegue sulla pendente trasversale per raggiungere il primo torrione di roccia detto “la cruca”(la chioccia) e dalla sella passiamo sotto il costone roccioso; qui il tratto è abbastanza esposto, poi ci portiamo al secondo bastione roccioso che saliamo con l’aiuto della catena fissata alla roccia.
-Dopo qualche pendente e qualche betulla eccoci alla sorgente che sgorga proprio sotto la colonna granitica dell’Omo(1230m).Sulla sommità ruota il segnavento, i cui riflessi si osservano dal nostro lungolago o da sotto il municipio.
-Usciamo sulla destra e ci troviamo sulla dorsale nei pressi dello ski-lift da dove saliamo alla vetta, collegandoci al sentiero n°1.


Percorso ben segnalato, consigliato ad escursioni esperti.

DISLIVELLO:1150 M
Tempi di percorso:
OMEGNA-ALPE MASTROLINO(40min)-
L’OLMO(2.45 ORE)-
VETTA MOTTARONE(3/3.30 ORE)

Come raggiungere Omegna da Milano:
Autostrada A8/A26 ( Milano Laghi /Gravellona Toce )
uscita Gravellona Toce proseguire con la SS229 fino a Omegna
Distanza da Milano: 97 KM circa, tempo di arrivo, un ora e 20 circa.

Fonte: Proloco di Omegna (http://www.proloco.omegna.vb.it)

martedì, marzo 11, 2008

Escursione: Boleto - Alpe Camparbino

Dallo slargo della Pianella nell'abitato di Boleto, si sale verso il tabaccaio, si piega a sinistra lasciando sulla destra una vecchia Cappella in disordine, poi le ultime case, per ripida salita si raggiunge la circonvallazione, si procede sempre e si affronta un'altra salita non meno ripida della precedente sino a raggiungere una zona piuttosto pianeggiante dove è insediato l'Alpe Camparbino, un tempo abitato, testimonianza di una civiltà ora abbandonata. All'aperto da ammirare la bella vasca in granito scalpellata a mano, un tempo abbeveratoio delle mucch. Sulla casa dipinto raffigurante la Madonna con S. Donato, S. Antonio, S.Defendente e Santa Cecilia.
Ritorno in paese rapido per la stessa strada, quasi tutta in discesa.

Click sull'immagine per ingrandire la mappa del percorso:

Passeggiata
Periodo Consigliato:
Primavera - autunno
Tempo Percorso: min 20

Come raggiungere Boleto da Milano:
Autostrada A8/A26 ( Milano Laghi /Gravellona Toce )
Uscita Arona (direzione Borgomanero) Seguire per Gozzano e proseguire sulla Per Pogno/Pella
Entrare a Alzo e proseguire per Boleto
Distanza da Milano: 93 KM circa, tempo di arrivo, un ora e 20 circa.

Fonte: Volume "Uomini e corse - le Escursioni" (Volume II°)
Volume diffuso in occasione della XXVIII edizione del Giro ciclistico dei tre laghi.

Golosaria: Faro del Monferrato

Soddisfazione per l’edizione tra le province di Asti e Alessandria. Sono stati tre giorni di incontri, assaggi, rievocazioni storiche, convegni e musica. Golosaria nel Monferrato ha centrato ancora una volta l’obbiettivo portando in questa terra tra le province di Alessandria e Asti migliaia di persone. Massobrio: “Da oggi comunicheremo in modo permanente”. E il Tg2 prepara una puntata di Eat Parade sul Monferrato
“Ci chiedono dei numeri – dice Paolo Massobrio – ma diventa difficile sintetizzarli rispetto allo scorso anno dove le location di afflusso erano soltanto 2. Posso solo dire che Vignale ha segnato il medesimo successo di pubblico dello scorso anno ed ha raddoppiato le degustazioni, nonostante l’assenza del sole e Cioccaro di Penango ha avuto un flusso continuo di gente, segno che le migliaia di persone che nei giorni precedenti s’erano accreditate al sito sono partite per raggiungere il Monferrato. Ma hanno registrato buona affluenza – prosegue - anche a Camino Monferrato con i giochi per i bambini, nei castelli di Moncucco Torinese e di Cortanze dove i sindaci della Val Rilate hanno incontrato Paolo Massobrio. Quindi il castello di Redabue ad Abbazia di Masio e quello reale di Oviglio, anch'essi visitati da tante gente soprattutto domenica, e poi a Serralunga di Crea per l’incontro su Cesare Pavese come a Sezzadio per l’incontro della prima giornata sull’epopea del monachesimo benedettino.”
“A questo poi si aggiunga – prosegue lo staff di Golosaria – il pubblico che ha partecipato ai cinque appuntamenti della “bottega rinascimentale”, creando un momento di festa antico”. Alle 19.00 di domenica si è chiusa Golosaria a Grazzano Badoglio, con un gesto simbolico sulla tomba di Aleramo. C’era il sindaco, il presidente della comunità collinare e c’erano Paolo Massobrio e Marco Gatti, i due giornalisti anima del Club di Papillon, che hanno entrambi origini monferrine.
Dice Marco Gatti: “Io sono monferrino, di Rosignano Monferrato e credo che mai il Monferrato sia stato messo al centro di un fenomeno di comunicazione come questo. E’ stato incredibile vedere come nonostante la minaccia della pioggia, arrivassero a frotte, persino i proprietari delle Moto Guzzi radunatisi a Penango oppure gente che è giunta dalla Lombardia (tanti da Pavia, Brescia, Varese e Milano), dall’Emilia Romagna, dal Veneto e persino dalla Calabria.”
Per Paolo Massobrio (che è in procinto di condurre una trasmissione televisiva tutta sua) Golosaria è stata una festa, un divertimento puro; lui ha seguito tutte le tappe della “bottega rinascimentale” nonchè i momenti salienti della manifestazione, che sarà raccontata da Eat Parade sul TG2, la cui troupe, per due giorni, è stata nel Monferrato a filmare le curiosità di questa terra.
Quali novità Massobrio? “Bè intanto il fatto che Golosaria Monferrato, con i suoi luoghi, i suoi prodotti, i suoi personaggi, diventerà un sito permanente dentro al sito www.clubpapillon.it e farà vivere il territorio tutto l’anno. Noi abbiamo una community di oltre 50 mila persone che seguono il nostro sito, i nostri libri, le guide, il blog (è appena andato on line barbabietola http://barbabietola.clubpapillon.it) e le nostre attività: da oggi potranno organizzarsi un week end nel Monferrato in qualsiasi momento.

“Golosaria – prosegue ancora Paolo Massobrio – è un’operazione di marketing territoriale complessa, che non si esaurisce con i tre giorni dell’evento, ma vive prima e dopo (è la novità di quest’anno). E’ una manifestazione che ha nella comunicazione il suo punto centrale – ribadisce Paolo Massobrio - Il fatto poi, che io e Marco Gatti abbiamo origini monferrine, dice del motivo del nostro impegno per questo territorio, che s’è presentato per la prima volta unito, dando spazio ad una progettualità che avrà come sviluppo la ristrutturazione di Palazzo Callori a Vignale Monferrato, ma anche l’apertura di Enofila ad Asti e una serie di investimenti che il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria Gianfranco Pittattore ha annunciato sabato a Vignale. Del resto anche il principale luogo di promozione di Alessandria è un luogo che dà il nome ad una società presieduta dal presidente della Provincia Paolo Filippi: si chiama Palazzo Monferrato”.
E proprio Palazzo Monferrato è stato, con le Fondazioni Cassa di Risparmio di Alessandria e di Asti, tra i partner dell’iniziativa. Il terreno è spianato, il Monferrato ha solo da raccogliere.

Fonte: http://www.agenfax.it

Introduzione all'osservazione del Cielo

Da sempre il cielo suscita l'interesse da parte dell'uomo; tutti i momenti ci imbattiamo in quelli che sono comunemente chiamati fenomeni astronomici: l'alternanza del giorno e della notte e quella delle stagioni, la diversa altezza del Sole sull'orizzonte, il colore azzurro del cielo diurno o quello rosso incandescente del Sole al tramonto, le diverse fasi lunari.
Da questo interesse esistenziale, dal tentativo di dare una spiegazione al mistero che si dipana di fronte ai suoi occhi l'uomo ha cominciato ad osservare e a dare un nome alle stelle. Da qui nasce l'astronomia che, nel panorama moderno si è sviluppata sotto due aspetti, paralleli e complementari: da una parte vi è il mondo della ricerca, che ha a disposizione mezzi sqfisticatissimi, telescopi di dimensioni e di prestazioni sempre maggiori, a terra e nello spazio, satelliti per captare radiazioni a tutte le lunghezze d'onda, tecniche di analisi dei dati sempre più efficienti e veloci; dall'altra vi è il mondo di coloro per i quali l'osservazione del ciclo è una passione e un piacere, e sono affascinati dalle forme e dalle storie delle costellazioni. Questo post e quelli che seguiranno vuole essere il punto di partenza per avvicinarsi all'osservazione del cielo ad occhio nudo o medinte un piccolo telescopio.
Invito chiunque volesse intervenire con approfondimenti o domande a postare su questo blog
Il cielo è sempre sopra le nostre teste. Non resta che lasciare libero sfogo all 'astronomo che è dentro ciascuno di noi.

lunedì, marzo 10, 2008

Escursione: Salita al Sacro Monte d'Orta

ITINERARIO PER IL SACRO MONTE
Salire per la larga via Corinna Caire Albertoletti. Superato il bugnato a raggera di via Bersani, ed altro voltone, si noti: sulla destra (n. 32), una deliziosa facciatella barocca-rococò; più innanzi (n. 34), la casa Margaroni, fondata sulla fine del '300 o nel primo '400, con resti di affreschi cinquecenteschi. Di fronte, al di sopra di un voltone, la restaurata casa Giani (secolo XV), con loggiato terminale e, subito dopo, il bel palazzo Fortis Penotti, vasto edificio neoclassico a tre e a due piani di finestre timpanate, collegato a un palazzotto rustico di probabile fondazione quattrocentesca. Di fronte, il più solenne palazzo d'Orta, residenza dei Gemelli. Costruito nel tardo '500, forse su preesistenti strutture, si compone di un corpo centrale e di due ali di diversa ampiezza ed altezza (quest'ultima segue infatti la pendenza del terreno), aggiunte in epoca più tarda. Posteriore all'edificio originario dovrebbe essere anche il portale d'onore spostato sulla destra del corpo centrale, con lo stemma sulla chiave di volta e classico architrave. Sulle facciate e sul fianco di via Gemelli, tracce di antichi affreschi, monocromi e non, in parte restaurati, raffiguranti allegorie di continenti, di nazioni e di città (fra cui, Orla) e personaggi muliebri e virili; nella modanatura concava della cornice agettante, elegantemente incurvata, scene mitologiche, putti e motivi ornamentali. Una robusta costruzione in pietra e un gustoso gioco di gradinate completano l'esterno dell'edificio. Nell'interno (non visibile) s'apre un cortile cinto da prospetti finestrati, con balconata superiore retta da strutture di rinforzo; della originaria affrescatura rimangono tracce nelle cornici marcapiano, nelle finte colonne, nei basamenti delle finestre e attorno all'arco che immette nel delizioso giardino a terrazza, collegati da scale in pietra. Gli appartamenti comprendono, tra l'altro, una grande sala con quadri e pitture a fresco. Al termine delia via s'innalza la Parrocchiale, edificata nel 1485 dall'architetto Nicolao Monti e dedicata in origine alla Madonna della Consolazione, cui gli Ortesi attribuirono la liberazione da un'epidemia di peste. Dalla Parrocchiale si sale la via Gemelli finché, con panorama sempre più esteso, si raggiunge il Sacro Monte.

VISITA AL SACRO MONTE
il Sacro Monte conta 21 cappelle edificate tra la fine del sedicesimo e la fine del diciottesimo secolo con affreschi e sculture in terra cotta sulla vita di San Francesco.
Nel 1590, con la costruzione del convento dei frati cappuccini voluta dall'abate novarese Amico Canobio, iniziò a prendere forma l'idea votata dalla comunità di Orta nel 1583 di far diventare il monte di S.Nicolao un Sacro Monte. Questo monte ospitava già l'antica chiesa dove si venerava la statua della Madonna della Pietà.
Il padre cappuccino Cleto da Castelletto Ticino fu l'autore del disegno originario del monte. In quel periodo la Chiesa, in piena Controriforma, stava riflettendo sul fatto che la maggioranza dei fedeli non sapeva leggere e le immagini erano un mezzo per la divulgazione delle Sacre Scritture.
Il vescovo di Novara Carlo Bascapè (1593-1615), coinvolto in questa riflessione, indicò le scene da illustrare nelle cappelle dedicate alla vita e alle opere di San Francesco.
Nei primi anni le architetture sono fortemente influenzate dai modelli del Sacro Monte di Varallo, ma verso la metà del Seicento si fa riferimento al Sacro Monte di Varese e il percorso sacro viene riproposto in chiave barocca.
Architetture, statue e affreschi furono realizzati con tecniche e materiali tipici della tradizione e dell'economia locale.
All'interno del Sacro Monte la vegetazione è parte integrante dell'itinerario religioso. Essa è curata in modo da far risaltare sia le architetture che lo spettacolare paesaggio del lago sottostante. La zona circostante al Sacro Monte è invece costituita da una zona boscosa dove però si possono scorgere le tracce degli originari terrazzamenti per le coltivazioni.
L'itinerario di visita delle 20 cappelle ha inizio con un arco d'ingresso, raggiungibile da un sentiero pedonale che parte dalla piazza di Orta.
Se le opere pittoriche e plastiche costituiscono un vero patrimonio d'arte e furono realizzate da valenti artisti dell'epoca (i Fiamminghini, Cristoforo Prestinari, Dionigi Bussola e il Morazzone), altrettanto interessanti sono gli aspetti naturali.
Il promontorio su cui sorge il Sacro Monte d'Orta è costituito da rocce che sono state modellate dai ghiacciai quaternari. La flora è caratterizzata da specie sempreverdi e da alcune essenze tipicamente montane quali il mirtillo nero. Fra le specie arboree meritano un cenno particolare il pino silvestre, il tasso, il faggio, l'agrifoglio, oltre ad un bel viale di carpini secolari affacciato sul lago

Tempo di percorso: 1 ora massimo
Orario di visita fino al 30 Settembre da lunedì a venerdì h. 9.30 - 18.00 sabato e domenica h. 9.30 - 18.30

Click sull'immagine per ingrandire la mappa del percorso

Come raggiungere Orta San Giulio da Milano:
Autostrada A8/A26 ( Milano Laghi /Gravellona Toce )
Uscita Arona (direzione Borgomanero) Seguire per Gozzano e proseguire sulla statale arrivando ad Orta San Giulio.
Distanza da Milano: 90 KM circa, tempo di arrivo, un ora e 20 circa.


Fonti:
- Volume "Uomini e corse - le Escursioni" (Volume I°)
Volume diffuso in occasione della XXVI edizione del Giro ciclistico dei tre laghi.
- Lago d'orta On lime (http://www.lagodorta.com/sacromonte.htm)

domenica, marzo 09, 2008

Escursione: Omegna - Cireggio -Madonna del Fontegno - Quarna Sopra - Quarna Sotto - Madonna del Saliente - Omegna

Da Omagna a Cireggio (ore 0,15). Si prende la carrozzabile per le Quarne che si abbandona dopo il i tornante ancora in paese, subito dopo le ultime case a destra. La mulattiera che conserva ancora tratti di selciato sale rapida a serpentina per lungo tratto, indi piega sulla sinistra e raggiunge il modesto pianoro su cui sorge il Santuario della Madonna del Fontegno (ore 0,30). Sul piazzale fontana fresca. Di qui per larga strada a selciato si sale a sepentina in bosco di castagno fino a guadagnare la cresta (ore 0,20). Dalla parte alta del tragitto magnifica vista su Omegna, il lago e il Mottarone.
La strada scende un centinaio di metri fino ad innestarsi con la via asfaltata che sale a Quarna Sopra (ore 0,10). Si attraversa il paese e si scende a Quarna Sotto: dalla piazza scendere a destra seguendo le indicazioni fino all'Oratorio della Madonna del Saliente (ore 0,15).Tornare indietro di 70 metri fino al ponte, abbandonare la carrozzabile prendendo a destra: dopo 20 metri a destra si supera ponticello e prendere sentiero che sale a sinistra tra le case inserendosi su via Varallo, a destra in discesa passando per la frazione Berteggio fino all'Or, dove si raggiunge la carrozzabile (ore 0,15) che si segue fino a Omegna (ore 0,55).

Visita al Santuario del Fontegno o della Madonna della Neve, cappella riedificata alla fine del seicento ed ampliata poi a chiesa. Effige della Madonna della Neve. Per la vicina sorgente il Santuario è detto comunemente del Fontegno.
Visita all'Oratorio della Madonna della Cintura o del Saliente, cappella ingrandita a chiesa tra il seicento e il settecento, affrescata da Giovanni Avendo nel 1808.
Al Saliente parco giochi per bambini.

Periodo consigliato: Tutto l'hanno
Dislivello: m. 570
Tempo di percorso: ore 2,40

Click sull'immagine per ingrandire la mappa del percorso:

Come raggiungere Omegna da Milano:
Autostrada A8/A26 ( Milano Laghi /Gravellona Toce )
uscita Gravellona Toce proseguire con la SS229 fino a Omegna
Distanza da Milano: 97 KM circa, tempo di arrivo, un ora e 20 circa.

Fonte: Volume "Uomini e corse - le Escursioni" (Volume II°)
Volume diffuso in occasione della XXVII edizione del Giro ciclistico dei tre laghi.
Autori: Giorgio Cecchetti, Don Luigi Dresti e con Illustrazioni di Isabella Maulini (Esemplari della fauna della zona del Lago D'orta). Prefazione di Luigi Rondolini

sabato, marzo 08, 2008

Monte Zuoli

Il Monte Zuoli è un promontorio di circa 400 m di altezza che sorge a circa 3 km dall'abitato di Omegna e dalla cui sommità si gode un suggestivo panorama su tutto il Lago d'Orta.
Qui si trova un affioramento roccioso rivolto verso il lago sul quale si possono facilmente riconoscere alcune incisioni risalenti all'età preistorica, in particolare una ventina di coppelle* di dimensioni alquanto rilevanti, tanto da essere riconosciute come le macrocoppelle per eccellenza dell'intero territorio provinciale.
Un centinaio di metri sotto la roccia con le coppelle vi è inoltre un'altra roccia, questa volta inclinata come uno scivolo: studi in materia sostengono l'usanza preistorica delle donne di andare a scivolare o sfregarsi su particolari tipi di rocce, e questo masso dalla forma anomala poteva essere utilizzato per riti propiziatori della fecondità.
*COPPELLE. Vi sono numerose e differenti interpretazioni in merito all'incisione delle coppelle. Anzitutto vi è una lettura sacrale che riconosce in queste più o meno profonde incisioni il luogo dove veniva versato il sangue della vittima sacrificale (animale o uomo?), oppure dove venivano deposti incensi, unguenti o cere, magari impiegate anche come lucerne durante cerimonie notturne. Un'altra ipotesi, invece, considera i massi delle coppelle come un utile mezzo di segnalazione e comunicazione a distanza tra le varie alture. Un'altra ancora la interpreta come simbolo religioso legato al culto dei morti, magari come forma di pietas allo scopo di raccogliere acqua e cibo per i defunti. E via di seguito con innumerevoli diverse assegnazioni di significato: raffigurazioni di costellazioni, segni di proprietà, simboli numerici, primordiali rappresentazioni topografiche, effigi del sesso femminile o rozze fonti battesimali
Oggi Monte zuoli è l'area ospitante dei "Giardini della torta in cielo”, una superficie di 90mila metri quadri dedicata a Gianni Rodari, e attrezzata per attività ludiche ed educative.

Fonte: http://www.illagomaggiore.com/poi/monte_zuoli_it

Escursione: Santuario della Madonna del sasso

ITINERARIO PER IL SANTUARIO:
Dall'abitato di Boleto percorrere la via Santuario, lasciando sulla destra la via Nosone, la più antica del paese con casa sempre fiorita, e raggiungere per ripida discesa, dopo aver superato un fontanile con acqua purissima e il vecchio lavatoio, il quadrivio della circonvallazione sud del paese, proseguire tra belle ville e il Boletus nel bel viale alberato -Parco della Rimembranza - lasciare sulla sinistra il Cimitero, superare il Ponte sul Rio Valla e con scorci magnifici e suggestivi sul Lago raggiungere il Piazzale, recentemente abbellito con parapetto e copertine in granito, da dove l'occhio spazia su tutto il Lago d'Orla con visioni indimenticabili. Il ritorno in paese può essere meno faticoso prendendo all'incrocio la circonvallazione che si snoda pianeggiante sino alla provinciale, di lì, sempre a sinistra, si raggiunge il paese.

Periodo consigliato: primavera-autunno.
Tempo di percorso: minuti 10-15.

IL SANTUARIO:
La leggenda narra che, intorno all’anno 1500, una bella taverniera di Pella aveva sposato un soldataccio di nome Aycardo. Di ritorno da una missione militare, da una diceria maligna sentì dire che la moglie lo avrebbe tradito con un soldato di stirpe inglese. Aycardo perse la testa: si caricò la donna sulle spalle, la portò sullo scoglio del Sasso e la buttò giù. La poveretta era riuscita ad aggrapparsi ad un cespuglio, ma quando vide il marito affacciarsi al dirupo (questa volta con l’intenzione di salvarla) si lasciò cadere nel vuoto. Sul luogo del misfatto la gente pietosa avrebbe innalzato una croce di legno, poi una cappelletta, ed infine l’attuale santuario. Fin qui la leggenda: la storia scritta invece ricorda di un calzolaio di Boleto, emigrante, che, arricchitosi, finanziò la costruzione della chiesa, del campanile e della casa eremitale. Era l’anno di grazia 1730.
Il Santuario sorge a 638 metri di altitudine nel comune omonimo di Madonna del Sasso; e si affaccia su uno sperone roccioso di granito il quale è stato impiegato come pietra da taglio da tempi immemorabili.
Davanti alla chiesa si sviluppa un ampio piazzaletto detto "il balcone del Cusio“ per una superficie di circa 735 mq.
Da esso si ammira un panorama sconfinato, dai monti più vicini, ai contorni sfuggenti delle Alpi, in basso si susseguono i ridenti paesi della vallata e in fondo verso sud, quando il cielo è molto limpido, si scorgono Novara, Vercelli e Milano.
Una volta il piazzale del Santuario era “il prato della tela” dove le donne, nelle giornate calde e soleggiate, andavano a candeggiare la tela fatta in casa. Anticamente, alle falde del monte Avigno, sorgeva una cappella dedicata alla Madonna Addolorata, a poca distanza da Boleto.
Le molte grazie attiravano i fedeli del Cusio.
Una prima chiesa sostituì la cappella; sull'altare maggiore c'era un quadro delta Vergine in contemplazione di Gesù, opera del Caravaggio.
Nella sacrestia si conservava, in una nicchia una statuetta della Madonna del Rosario, di autore ignoto, ritenuta miracolosa.
Nel 1706 Pietro Paolo Minola, in seguito ad una grazia ricevuta dalla Madonna, decise di far costruire, un nuovo Santuario.
Verso il 1725 vennero iniziati i lavori ai quali contribuì anche la popolazione di Boleto (patria del Minola). Nel 1748 vennero ultimati i lavori della chiesa, mentre nel 1760 furono terminati il campanile e la casa per i preti, che sorse a fianco della chiesa.
La consacrazione del Santuario avvenne nel 1771 con una solenne cerimonia celebrata dal Vescovo di Novara di allora.
Nel 1773 il Minola donò il corpo di San Donato al Santuario.
L’interno del Santuario e a croce greca con due altari laterali e graziosi coretti alla congiunzione dei bracci della croce.
E’ di epoca barocca e venne interamente affrescato da Lorenzo Peracino da Cellio. Sopra l’altare maggiore è incastonato un dipinto raffigurante la Pietà di Fermo Stella da Caravaggio, del 1547.
Sull’altare a sinistra c’è l'urna con le ossa ed il sangue di San Donato.
Gli abitanti della zona gli innalzarono preghiere nel timore della folgore e della grandine.
San Donato, un martire rinvenuto nelle catacombe di San Callisto di Roma, è raffigurato con folta barba, elmo, spada e mantello nell’atto di fermare una folgore che si stava scatenando sul paese.

Come raggiungere Boleto da Milano: Autostrada A8/A26 ( Milano Laghi /Gravellona Toce )
Uscita Arona (direzione Borgomanero) Seguire per Gozzano e proseguire sulla Per Pogno/Pella
Entrare a Alzo e proseguire per Boleto
Distanza da Milano: 93 KM circa, tempo di arrivo, un ora e 20 circa.

Fonti
:
- Volume "Uomini e corse - le Escursioni" (Volume IV°)
Volume diffuso in occasione della XXVI edizione del Giro ciclistico dei tre laghi.

martedì, marzo 04, 2008

Stargate SG1 - la fantascienza ai giorni nostri

Non sono mai stato in un appassionato di serie tv, ma una di queste mi ha stregato.
Scatenante della saga è stato il film “Stargate” del 1994, scritto da Dean Devlin e Roland Emmerich e diretto da quest'ultimo con l'intenzione iniziale di realizzare una trilogia.
Il progetto venne poi abbandonato e i diritti vennero acquistati dalla MGM che mandò in onda una serie televisiva che di fatto sviluppò la storia abbozzata nel film.
Titolo della serie è Stargate SG-1, da cui nel 2004 parte lo spin-off “Stargate Atlantis”
Il telefilm si differenzia da altre serie televisive fantascientifiche di successo come Star Trek o Babylon 5, essendo ambientato non in un futuro imprecisato, bensì ai giorni nostri, nello stesso periodo in cui viene mandato in onda.
Inoltre i personaggi si muovono in un mondo fantastico popolato da numerose razze aliene che, grazie alla loro avanzata tecnologia, si sono suddivise il controllo dei vari settori dello spazio.
L'episodio pilota è stato trasmesso negli Stati Uniti il 27 luglio 1997 sul canale Showtime, che ha ospitato la serie fino alla sua quinta stagione. Dalla sesta stagione la serie è trasmessa da Sci Fi Channel, che attualmente ne detiene l'esclusiva.
Serie fortunata? Certamente direi, visto che siamo alla decima stagione di Sg1 (già trasmessa in Italia) e in attesa della quinta, di Atlantis.
Per non parlare delle imminenti uscite di due film per il mercato dvd The Ark of Truth e Stargate: Continium, dal cui successo dipenderà il futuro della serie.
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento rimando al sito hyper SG1 http://www.hypersg1.org/, nel frattempo, se avete voglia... dite la vostra su questa serie.