martedì, dicembre 30, 2008

Galileo, il cosmo e la pretesa cristiana



martedì 23 dicembre 2008
L’augurio che il papa ha indirizzato domenica in piazza San Pietro “a tutti coloro che parteciperanno a vario titolo alle iniziative per l’anno mondiale dell’astronomia, il 2009, indetto nel 4° centenario delle prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei”, ha innescato il tam tam delle agenzie di stampa e ispirato molti titoli sui giornali. Ma a d
ire il vero, da sempre il magistero della Chiesa è costellato di riferimenti al valore dell’astronomia, tanto che fra i predecessori di Benedetto XVI, come lui stesso ha ricordato, “vi sono stati cultori di questa scienza, come Silvestro II, che la insegnò, Gregorio XIII, a cui dobbiamo il nostro calendario, e san Pio X, che sapeva costruire orologi solari.” Ed è interessante il fatto che la Specola Vaticana, fondata nel 1578 da Gregorio XIII, è una delle più antiche istituzioni al mondo nel panorama degli osservatori astronomici.
Ma perché questa particolare attenzione della Chiesa per l’astronomia? Indubbiamente la tradizione giudaico-cristiana è ricca di testimonianze del legame profondo tra l’astronomia e la liturgia. La definizione delle feste più importanti richiedeva la conoscenza dei cicli lunari e solari. La Pasqua è legata all’equinozio e al plenilunio e, come ha ricordato ieri il papa, “la stessa collocazione della festa del Natale è legata al solstizio d’inverno, quando le giornate, nell’emisfero boreale, ricominciano ad allungarsi.” Le antiche cattedrali erano vere e proprie rappresentazioni cosmiche. Il loro orienta
mento indicava i punti cardinali, l’orologio solare dettava le ore del giorno. “Questo ci ricorda la funzione dell’astronomia nello scandire i tempi della preghiera”
,ha detto il papa. “Piazza San Pietro è anche una meridiana: il grande obelisco, infatti, getta la sua ombra lungo una linea che corre sul selciato... ed in questi giorni l’ombra è la più lunga dell’anno.” Colpisce quest’immagine della meridiana che da secoli segna le ore del giorno, unendo il movimento del cielo con il cammino 
dell’uomo sulla terra. Spesso poi, sulla facciata delle chiese, erano presenti i regoli per la misura delle distanze, che servivano da unità di misura percostruire le strade e le case in cui vivevano.Ma non è solo questo. Sia la tradizione ebraica che quella cristiana hanno saputo esaltare il valore evocativo e educativo dello sguardo al cielo. La contemplazione del firmamento aiuta l’uomo a considerare la propria natura, la propria sproporzione e il desiderio di infinito che lo costituisce, e può riaccendere in lui lo stupore per la creazione. Così Giovanni Paolo II nel 1979 rivolgendosi a un gruppo di cosmologi disse: “La vostra scienza è per l’uomo una via maestra alla meraviglia... La ragione scientifica, dopo un lungo cammino... ci induce a riproporre con rinnovata intensità alcune delle grandi domande dell’uomo di sempre: da dove veniamo? dove andiamo?; ci porta a misurarci ancora una volta sulle frontiere del mistero, quel mistero di cui Einstein ha detto che è “il sentimento fondamentale, che sta accanto alla culla della vera arte e della vera scienza” e, aggiungiamo noi, della vera metafisica e della vera religione.”
Esattamente mezzo secolo prima, Pio XI affermava: “La meraviglia non è che l'universo visibile materiale sia così grande, così immenso, come la scienza viene rivelando, travolgendo le intelligenze di studiosi in abissi pieni di mistero di cui nulla annuncia il fondo: la meraviglia è che tutto questo noi abbracciamo in un pensiero, noi esprimiamo in una parola: universo.” E la bellezza della creazione invita la ragione a riconoscere il mistero che la genera in ogni istante. Per questo l’osservazione dell’universo, fino allo svelarsi dell’ordine nascosto nelle leggi di natura attraverso la scienza moderna, è percepita dalla Chiesa come un’occasione privilegiata per rendere lode al Creatore. Come ha detto domenica il papa, “Se i cieli, secondo le belle parole del salmista, ‘narrano la gloria di Dio’, anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore.”
Il nesso tra il senso religioso dell’uomo e la contemplazione del cielo è naturalmente un tratto comune a diverse grandi tradizioni religiose. C’è però una particolarità nel cristianesimo. In esso, l’aspetto decisivo non è una legge morale o una dottrina religiosa, ma un fatto apparentemente ordinario: la nascita di un bimbo in un piccolo paese alla periferia dell’impero, e quel bimbo è il senso di tutto l’universo. La pretesa cristiana ha una portata cosmica: nella vastità dello spazio e del tempo, in un punto impercettibile “il mistero di Dio si fa uomo” per rispondere all’attesa di ogni uomo e di tutta la creazione. Come ha detto Benedetto XVI nel suo messaggio: “Questo mistero di salvezza, oltre a quella storica, ha una dimensione cosmica: Cristo è il sole di grazia che, con la sua luce, trasfigura e accende l’universo in attesa”.

martedì, dicembre 16, 2008

Adesso 2009 - 365 giorni da vivere con Gusto

Non è un'agenda, è il diario della vita, è il ricordo che diventa memoria, è la famiglia che non ti abbandona mai perché il gusto l'hai scoperto lì.
Il volume Adesso 2009, 365 giorni da vivere con gusto, nasce per riportare il gusto dentro la famiglia italiana. Il libro, giunto alla seconda edizione, segue la scansione quotidiana di un'agenda, dove ogni giorno vengono pubblicate “pillole” conoscitive per stare bene in famiglia e nella propria casa. Un vero e proprio scrigno di informazioni, curiosità e segreti che ruotano intorno alla casa, alla cucina, al vivere insieme. Molte le novità di questa seconda edizione, corredata dai quadri di Maria Teresa Carbonato e dalle vignette di Guido Clericetti. Nel volume, suddiviso in dodici mesi, trovano spazio i trucchi di economia domestica ed i suggerimenti educativi per i bambini di Donata Carmo Ferrari, i consigli sull'arredamento a seconda delle stagioni di Claudia Ferraresi, le leggende sugli alimenti per i bambini di Paola Gula. E poi alcune pillole su come allevare un cane scritte da Andrea Voltolini, notizie in tema di orto, giardinaggio e piante d'appartamento di Maurizio Lega, segreti e pratici consigli per preparare il pane in casa secondo Fausto Rivola, e per le birre fai da te di Davide Tessaro. Tornano, immancabili, le ricette di Giovanna Ruo Berchera e gli abbinamenti con il vino a cura di Paolo Massobrio e Marco Gatti, i consigli sul bon ton a cura di Barbara Ronchi della Rocca, le pillole sull'universo di Elena Notari e gli indispensabili suggerimenti per una corretta alimentazione del dietologo Primo Vercilli. Tra le pagine di Adesso si parla ancora di sicurezza alimentare con Gabriele Crescioli, delle magie della tavola con il Mago Foie Gras. Infine, i racconti di Luca Doninelli e di altri autori amici di Papillon.

Adesso è in libreria in due soluzioni. Il libro con le sue 500 pagine da sfogliare, oppure dentro a una scatola con un altro quadro d'autore stampato. Giunto alla seconda edizione, è in mano già a migliaia di persone. Lo distribuisce Rizzoli, lo edica Comunica srl di Alessandria
Sito Web: http://www.clubpapillon.it

Buona lettura ma soprattutto buon gusto a tutti!!!

sabato, dicembre 13, 2008

Ristorante La Scaletta - Noli

Lo so!, me lo direte in tanti... " Che parli a fare di un ristorante in Liguria tu che abiti nel Verbano- Cusio-Ossola?" Bhe, mi viene da rispondere una cosa sola,... pur di assaggiare un antipasto di pesce fatto come si deve sarei disposto davvero a percorrere quei 240 km che mi separano da Noli. So anche che il periodo economico che stiamo attraversando fa un po' a pugni con l'idea di andare al ristorante. Ma quello che a mio avviso dobbiamo imparare a salvare, soprattutto in un periodo come questo è il Gusto. Il gusto, è legato a corda doppia con l'intelligenza. Se non utilizzo l'intelligenza mangio, ma non gusto, cioè non scopro quella "magica" corrispondenza tra ciò che sto gustando ed il mio essere.
Se non ci fosse il gusto non saremmo in grado di scorgere il buono di un risotto o di certe linguine...!! come quelle preparate nel locale del mio amico Francesco di cui ora vi sto raccontando.

Siccome mi va di stuzzicarvi ancora di più l'appetito vi metto anche una breve descrizione del locale...così non ci sono più scuse.

Appena fuori le mura del suggestivo centro storico di Noli, potrete trovare ciò che sfugge agli occhi del turista distratto. La Scaletta è uno storico ristorante di pesce rinato grazie alla professionale gestione dei nuovi giovani e creativi proprietari. La talentuosa chef Sara Montini Pessina propone una cucina di territorio che accetta però la contaminazione delle materie prime e delle tradizioni di tutto il bacino mediterraneo opportunamente rivisitate. Da segnalare gli antipasti semplici ma con un piacevole gusto nella presentazione (tortino di polpo e patate, insalatina di seppie al vapore con sedano scaglie di parmigiano, guazzetto di moscardini finiti al forno in coccio di terracotta); classici i primi piatti con una menzione per l'ottimo risotto del golfo e le strepitose trofie nere con sugo di seppie in cialda di parmigiano; fritti leggeri e nostrani attenti alla valorizzazione dei presidi slow-food locali (cicciarielli,zerri), pescato locale alla griglia, al forno, all'acqua pazza. Strepitosi i calamari alla partenopea con sugo di pomodoro capperi di Pantelleria ed olive Taggiasche accompagnati da pane carasau. Grande attenzione per i desset: da assaggiare la torta di ricotta e pere con salsa di cacao al rum, la delizia al limone con frutti di bosco, i microbabà alle tre salse, le minipastiere napoletane con salsa di cacao amaro etc. Buona la cantina con 50 etichette di bianchi(con alcune chicche a livello nazionale) e grande attenzione ai vitigni autoctoni, 15 le etichette di rosso tutte di buon livello.

Non mi resta che augurare a tutti Buon Appetito !!!

Ristorante "la scaletta"

Via Verdi 16 Noli (SV) 17026 Telefono (Phone) 019748754 Fax 0197499349 E-mail: ristorantelascaletta@tiscali.it

lunedì, dicembre 08, 2008

Il software è bello, se "portable" ancora meglio


Con la diffusione dei supporti di memorizzazione USB, di piccole dimensioni ma ormai di capacità di memorizzazione discretamente grandi, si è contemporaneamente sempre più diffuso il software portatile. In questo a livello tecnologico non c'è nulla di nuovo, ma è interessante l'idea che lo ha generato: La possibilità infatti di avere tutti i programmi che ci servono, (elaboratori di testo, di fogli di calcolo, editor html, gestori di posta, browser per internet, elaboratori di immagini e quant'altro sia possibile), direttamente funzionanti dalla chiavetta USB , senza bisogno di alcuna installazione sul pc è davvero interessante.
Infilo la chiavetta USB in un qualsiasi PC ed ho sotto mano tutti i miei documenti ed anche gli stessi software con cui sono stati creati, già pronti all'uso.
Oggi la grande vetrina di Internet offre tutta una serie di applicaizoni "portable" e solitamente "Open Source", già pronte all'uso. basta scaricarli e decompattarli su una qualsiasi chiavetta per poterli utilizzare.
C'è però un altro aspetto che pochi conoscono la maggior parte dei software open source dotati di un installer è in grado, una volta configurata sul proprio pc di funzionare dirattamente in modo portatile.
Tanto per fare un esempio, il buon caro e vecchio "Emule" funziona benissimo anche dopo la disinstallazione, se abbiamo avuto l'accortezza di fare una copia della cartella del programma sulla nostra chiavetta USB.
Molto spesso si può evitare di sovraccaricare un pc (magari poco performante) riducendo al minimo le installazioni facendo partire tutti i software in questo modo.
Tale soluzuione diventa vantaggiosa anche a fronte della necessità di effettuare dei back up.
Nel mio caso ad esempio utilizzo un disco secndario sul quale, oltre ai dati sono salvati anche gli stessi software. In questo modo se si presenta la necessità di reinstallare, posso tranquillamente procedere alla cancellazione del SO presente, senza la scocciatura di dover ripristinare anche i software.
Ecco un link dove è possibile reperire software "portable" per ogni esigenza... o quasi
http://www.softpedia.com/get/PORTABLE-SOFTWARE

lunedì, dicembre 01, 2008

COLLETTA/ Un grande risultato che mostra quanto può fare il “contagio della carità”


Fonte: Il Sussidiario

Ieri c’erano i volontari di Torino e del Piemonte, in oggettiva difficoltà per una tormenta di neve su tutta la loro regione. Il problema non era solo la raccolta nei supermercati, ma anche la difficoltà del trasporto e dell’immagazzinamento. Ecco come si può dare “qualcosa in più”. Si può fermarsi nei magazzini, magari gelidi, ammucchiare le merci e metterle in scatola, poi dormire nei sacchi a pelo pur di completare un lavoro nel giro di poche ore al mattino successivo.

I numeri sono ancora positivi e su quelli ci soffermeremo per qualche considerazione. Ma l’impatto e l’importanza della dodicesima Colletta alimentare rivelano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, l’intuizione di don Luigi Giussani e di Danilo Fossati.

Il semplice atto di carità, il semplice gesto del dono batte tutte i modelli e tutti i programmi di rilancio economico, svela l’autentica povertà dei meccanismi della tecnofinanza. Soprattutto in un momento come questo di grave crisi finanziaria mondiale e di recessione economica ormai dichiarata dagli osservatori internazionali.

Come diceva Luigi Giussani agli amici anche più increduli: si assisterà con questa giornata allo spettacolo della carità. Si pensi solo a questo raffronto: i consumi a livello nazionale calano in percentuale del 3%: la Colletta alimentare aumenta ancora la portata complessiva della sua raccolta in un giorno solo avvicinandosi alle novemila tonnellate e segnando un nuovo incremento percentuale che è quasi di un punto.

E poiché l’importanza del gesto prevale sempre sul risultato, va anche aggiunto che questa volta l’ultimo “sabato di novembre” è coinciso con una giornata in cui la stessa Protezione civile, per le eccezionali condizioni atmosferiche di freddo, neve e pioggia, consigliava di starsene a casa.

L’atto di carità vale quasi un piccolo “peccato di disobbedienza civile”, perché malgrado le avverse condizioni di tempo, ancora una volta oltre cinque milioni di italiani hanno donato una parte della loro spesa ai poveri e almeno più di centomila italiani si sono presentati nei grandi punti di vendita per aiutare la raccolta, per trasportare le merci, per immagazzinarle al fine poi di distribuirle.

Se questo non è lo spettacolo di un popolo civile, attento e consapevole verso il bisogno dell’altro, si può anche ridiscutere lo stesso concetto di civiltà che è nato da tradizioni secolari.

Il fatto più importante da sottolineare resta sempre quello di un doppio stupore: il primo è quello di una mobilitazione spontanea, che diventa incredibilmente ordinata ed efficiente; il secondo è la portata economica e sociale che il Banco Alimentare ha innescato nella società italiana. Può anche fare poco effetto il controvalore (decine di milioni di euro) della merce destinata alla popolazione più disagiata.

Ma certo, dopo anni di attività, viene attestato da economisti e da grandi uomini di finanza che il meccanismo della raccolta nella Giornata della Colletta e quello stesso che il Banco Alimentare mette in atto per tutto l’anno, sono da “premio Nobel”, come dice un grande economista, Luigi Campiglio. Oppure hanno aspetti e criteri di efficienza e razionalità che sono da primato in fatto di imprenditorialità, come ha dichiarato l’amministratore delegato di Intesa San Paolo, Corrado Passera.

Alla fine, di fronte a una cultura scettica dominante, emerge sempre lo stupore complessivo di come il cuore dell’uomo sappia cogliere e rispondere, con semplicità e spontaneità, ai bisogni più urgenti.

Non è solo questo l’aspetto prevalente che si coglie nell’attività del Banco Alimentare e della Giornata della Colletta. C’è in più la coincidenza di una partecipazione singola e collettiva degna di un grande racconto o di milioni di storie personali, tutte differenti, tutte incredibili da vedere.

Il problema non è di latitudine, perché nel Materano, le condizioni meteorologiche e di viabilità erano ancora peggiori. E lì c’è voluto tutto il sacrificio personale e corale di andare a recuperare quello che è stato raccolto nei punti più disagevoli della zona.

Ma per cogliere lo spirito dell’iniziativa bastava guardare al di fuori di un grande supermercato della cintura milanese e vedere come anziani pensionati portavano spontaneamente interi carrelli di merce in dono, riservandosi per loro la spesa consueta del weekend.

Bastava alla fine ascoltare i brevi colloqui tra i donatori e i volontari: «Questo è il mio pacchetto, ma come posso fare per rendermi ancora più utile? Posso venire anch’io a darvi una mano?» È come se si formasse una sorta di “contagio” benefico, come se l’esempio e il dono si unissero per raggiungere un traguardo più ampio. Si assiste di nuovo all’aspetto più bello, cioè al fatto che fare del bene agli altri, coinvolge al punto che fa stare bene anche l’autore del dono.

Le storie dei singoli, segnalate per cronaca, riempiono ogni anno lo “spettacolo della carità”. Impossibile segnalarli tutti, ricordali tutti. Vale la pena di ricordare ancora, come cadano in questa giornata tutte le differenze culturali e religiose, sociali e politiche.

Se in tutti i mesi dell’anno puoi guardare, talvolta, quasi con sopportazione gli immigrati, gli extracomunitari che fanno parte ormai di ogni grande città o provincia italiana, nella Giornata della Colletta, ti accorgi che la carità alla fine sembra la strada migliore per un momento di autentica integrazione.

Come a Pisa, dove dieci nordafricani islamici e ospitati in un dormitorio pubblico hanno fatto per tutta la giornata i volontari, o come a Milano dove un gruppo di ragazzi - anche loro musulmani - hanno aiutato i volontari a inscatolare quanto raccolto.

O come Mario, egiziano con un piccolo negozio di pizzeria e kebab a Milano, che sabato ha dedicato due ore alla Colletta, anche se, preso tra mille difficoltà, non chiude quasi mai il suo negozio. E' da poco riuscito a portare in Italia sua moglie e i suoi tre figli, così prova a tirare avanti la famiglia e la sua impresa, cercando l'asilo per i due piccolini, di seguire la maggiore nei compiti e di insegnare alla moglie un po' di italiano. È un cristiano, con la pelle scura, insomma quanto basta per farsi guardare con diffidenza dai connazionali e dagli italiani. Eppure quelle due ore di lavoro (in cui avrà perso qualche cliente) gli "sono sembrate volare".

«Sai - ha detto al volontario che lo aveva invitato a venire, mentre preparava le scatole con una velocità e una cura impressionanti - sono contento di essere qui, oggi è il compleanno di mia moglie, ma so che anche lei è contenta: è giusto dare una mano a chi fa fatica, e poi volevo conoscere i tuoi amici». Poche parole, e tanto lavoro per Mario, sabato come ogni giorno. Fuori piove e ci sono le pizze da consegnare in motorino. Ma con un sorriso in più, e la consapevolezza di non essere soli.