sabato, settembre 20, 2008

Erano le quattro del pomeriggio - L’incontro di Giovanni e Andrea (di Luigi Giussani)


Il capitolo primo di san Giovanni contiene la memoria di coloro che l’hanno seguito subito. Su un foglio, qualcuno di loro ha annotato le prime impressioni e i tratti del primo momento in cui il fatto accadde. Il primo capitolo di san Giovanni, infatti, contiene un seguito di appunti che sono proprio appunti di memoria. Uno dei due, diventato vecchio, legge nella sua memoria gli appunti rimasti.
«Quel giorno Giovanni stava ancora là con due discepoli. Fissando lo sguardo su Gesù che passava disse...». Immaginatevi la scena, dunque. Dopo 150 anni che lo aspettavano, finalmente il popolo ebraico, che sempre, per tutta la sua storia, per due millenni, aveva avuto qualche profeta, qualcheduno riconosciuto profeta da tutti, dopo 150 anni finalmente il popolo ebraico ebbe di nuovo il profeta: si chiamava Giovanni Battista. Ne parlano anche altri scritti dell’antichità, è documentato storicamente, quindi. Tutta la gente - ricchi e poveri, pubblicani e farisei, amici e contrari - andava a sentirlo e a vedere il modo con cui viveva, al di là del Giordano, in terra deserta, di locuste e di erbe selvatiche. Aveva sempre un crocchio di persone attorno. Tra queste persone quel giorno c’erano anche due che andavano per la prima volta e venivano, diciamo, dalla campagna - veramente venivano dal lago, che era abbastanza lontano ed era fuori del giro delle città evolute -. Erano là come due paesani che per la prima volta vengano in città, spaesati, e guardavano con gli occhi sbarrati tutto quel che stava attorno e soprattutto lui. Erano là con la bocca aperta e gli occhi spalancati a guardare lui, a sentire lui, attentissimi. Improvvisamente uno del gruppo, un giovane uomo, se ne parte, prende il sentiero lungo il fiume per andare verso il nord. E Giovanni Battista immediatamente, fissandolo, grida: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo!». Ma la gente non si mosse, erano abituati a sentire il profeta ogni tanto esprimersi in frasi strane, incomprensibili, senza nesso, senza contesto; perciò, la maggior parte dei presenti non ci fece caso. I due che venivano per la prima volta ed erano là che pendevano dalle sue labbra, che guardavano gli occhi suoi, seguivano i suoi occhi dovunque girasse lo sguardo, hanno visto che fissava quell’individuo che se ne andava, e si sono messi alle sue calcagna. Lo seguirono stando a distanza, per timore, per vergogna, ma stranamente, profondamente, oscuramente e suggestivamente incuriositi. «Quei due discepoli, sentendolo parlar così, seguirono Gesù. Gesù si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbi, dove abiti?”. Disse loro: “Venite a vedere”». «E andarono, e videro dove abitava, e si fermarono presso di lui tutto quel giorno. Erano circa le 4 del pomeriggio». Uno dei due, che avevano udito le parole di Giovanni Battista e lo avevano seguito, si chiamava Andrea, ed era il fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo proprio suo fratello Simone, che tornava dalla spiaggia - tornava o dalla pescagione o dal rassettare le reti necessarie al pescatore - e gli dice: «Abbiamo trovato il Messia».
Come ha fatto a dire: «Abbiamo trovato il Messia»? Gesù, parlando loro, avrà detto questa parola, che era nel loro vocabolario; perché dire che quello fosse il Messia, “in quattro e quattr’otto”, sarebbe stato impossibile. Si vede che, stando là ore e ore ad ascoltare quell’uomo, vedendolo, guardandolo parlare - chi è che parlava così? Chi aveva mai parlato così? Chi aveva detto quelle cose? Mai sentite! Mai visto uno così! -, lentamente dentro il loro animo si faceva strada l’espressione: «Se non credo a quest’uomo non credo più a nessuno, neanche ai miei occhi».
Ma immaginate quei due che lo stanno a sentire alcune ore e poi dopo devono andare a casa. Lui li congeda e se ne tornano zitti. E poi si dividono: ognuno dei due va a casa sua. Non si salutano, non perché non si salutino, ma si salutano in un altro modo, si salutano senza salutarsi, perché sono pieni della stessa cosa, sono una cosa sola loro due, tanto sono pieni della stessa cosa. E Andrea entra in casa sua e mette giù il mantello, e la moglie gli dice: «Ma, Andrea, che hai? Sei diverso, che ti è successo?». Immaginate lui che scoppiasse in pianto abbracciandola, e lei che, sconvolta da questo, continuasse a domandargli: «Ma che hai?». E lui a stringere sua moglie, che non si è mai sentita stretta così in vita sua: era un altro. Era un altro! Era lui, ma era un altro. Se gli avessero domandato: «Chi sei?», avrebbe detto: «Capisco che son diventato un altro... dopo aver sentito quell’individuo, quell’uomo, io sono diventato un altro». Ragazzi, questo, senza troppe sottigliezze, è accaduto.

Racconto pubblicato dal sito della rivista Piccole Tracce (http://www.piccoletracce.it)
http://www.piccoletracce.it/passo.htm#portogal

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